- Cos’è l'Autostima
- L’Autostima è la nostra autonoma e indipendente percezione e valutazione del nostro valore personale, ossia valutarsi con la propria testa.
- L’autostima non è quindi qualcosa che dipende dagli altri, dalle critiche o dalle lodi, così come dal successo o dall’insuccesso personale, oppure dalle circostanze e dagli eventi, favorevoli o no, che ci troviamo a vivere (in questo caso si tratterebbe di Eterostima), ma dipende dal nostro personale modo di percepirsi e valutarsi.
- Nella pratica del mio lavoro posso affermare che la nostra autostima è composta da due parti: una percezione e valutazione di sé legata all’evento specifico, all’esperienza immediata e una percezione e valutazione di sé legata al nostro significato personale profondo, alla nostra identità.
- Tutte e due le parti s’influenzano vicendevolmente e sono entrambe allo stesso modo importanti, dando il senso alla persona di sé, delle esperienze che sta vivendo e di quelle vissute.
- Per una maggior comprensione divideremo qua e là le due parti di autostima in: esperienziale e profonda.
- Una buona autostima comporta: indipendenza di giudizio, buona consapevolezza di sé, dei propri bisogni e di quelli dell’altro.
- Si parla di un problema nell’autostima, quando vi è una scarsa o negativa autostima profonda, ossia, come è stato detto, un’autostima legata alla nostra identità, a chi sentiamo di essere, al nostro significato personale profondo.
- L’identità anch’essa è composta di varie parti, tra le quali, ad es., vi sono le identità affettive (siamo figli, padri, madri, fratelli, amici, partner sentimentali); le identità sociali, ovvero i vari ruoli che interpretiamo nella società: il medico, l’idraulico, il muratore, l’impiegato postale, ecc.; l'identità corporea; l'identità culturale.
- Una persona può avere un’autostima bassa in una di queste parti e non averla in un’altra. Può, ad es., sentirsi sicuro e di valore affettivamente, ma non credere in sé lavorativamente.
- E anche può percepire lo stesso tipo d'identità adeguata in un ambito e non in un'altra. E’ il caso, ad es., dell'identità culturale: una persona potrebbe sentirsi adeguata nella propria cultura di appartenenza, ma non adeguata in quella di un paese straniero; oppure, abbracciare la nuova cultura di un paese straniero sentendola più propria e sentirsi inadeguata e smarrita tornando al paese di origine; oppure, non riuscire a sentirsi veramente parte di nessuna cultura.
- Alcune persone con un senso estremamente labile di amabilità, sicurezza e adeguatezza personali dell’autostima profonda, si sentiranno degne di valore oppure no, dipendentemente da fattori esterni come: il successo professionale o privato, le persone che frequentano e i giudizi espressi da queste ultime.
- Se in una prova, ad es., sentono di aver fallito, si sentiranno persone fallimentari, non riuscendo a disgiungere un fallimento in una situazione, quindi una flessione verso il basso dell’autostima esperienziale, dal valore generale della loro persona.
- Altre persone, alla ricerca spasmodica dell’approvazione degli altri, cercano continuamente di adeguarsi a quelle che sono (secondo il loro giudizio interno) le aspettative di questi ultimi (un qualcosa che varia da persona a persona e da situazione a situazione e quindi molto instabile).
- Altri ancora possono ingaggiare un perenne confronto con il prossimo, in cui devono sentirsi vincenti e migliori per sentirsi di valere interamente.
- Tutti questi modi di funzionare comportano spesso delusione di se stessi e della realtà esterna, non riuscendo mai a raggiungere quell’ideale di perfezione desiderato.
- Questo fa sì che l’autostima profonda faccia come uno jo jo, su e giù, a seconda di ciò che si percepisce di sé in positivo o in negativo all’esterno.
- Si parla di percezione psicologica, realtà soggettiva e non oggettiva, perché ci sono tante realtà quanti sono gli osservatori
- Nella psiche umana non esiste quindi una verità assoluta, ma una verità soggettiva: la percezione su noi stessi, sull’altro e sul mondo ha a che fare sempre con il nostro unico modo di percepire gli eventi e col nostro significato personale profondo.
- Per fare un esempio, quando lo specchio ci restituisce la nostra immagine, questa viene da noi percepita e valutata secondo il nostro unico modo di sentire ed essere, che potrebbe essere molto diverso da un altro osservatore che ci sta osservando, mentre ci stiamo riflettendo.
- Umanamente è possibile fare degli errori, ricevere dei no, delle critiche, avere dei limiti, in questo caso possiamo avere un’autostima esperienziale non piacevole, dipendentemente, ad es, da quel tipo di evento, che non è andato come ci aspettavamo. Se nonostante queste situazioni di vita spiacevoli il nostro valore personale profondo rimane saldo e sufficientemente buono, siamo più velocemente in grado di riprenderci e di credere che abbiamo possibilità di miglioramento. Così anche, tornando all'esempio dello specchio, possiamo percepire che siamo ingrassati, se tuttavia non leghiamo tutta la nostra immagine corporea alla percezione di questo particolare sgradito, possiamo continuare a ritenerci complessivamente piacevoli e adeguati.
- Avere una buona consapevolezza di sé e una buona autostima esperienziale e profonda significa che non bisogna ascoltare i consigli e i giudizi degli altri? No!
- I consigli e i giudizi altrui vanno tenuti conto come una valutazione e percezione diversa dalla nostra, che noi possiamo valutare se seguire totalmente, parzialmente, oppure per nulla, dipendentemente dal nostro giudizio su noi stessi, dal nostro giudizio sulla situazione, sui nostri bisogni e sull’altro che sta emettendo il giudizio.
- Non bisogna nemmeno confondere una buona autostima con l’arroganza di chi si reputa infallibile, o finge di esserlo, e l’eccessiva, e distorta, valutazione sempre positiva che alcuni hanno di se stessi. Lungi dall’essere una reale buona autostima profonda, si tratta spesso di una maschera sociale per nascondere una grande insicurezza.
- Se colleghiamo l’autostima con l’infallibilità, con la sicurezza estrema, avremmo sempre per paradosso una bassa autostima.
- Ricordiamoci sempre che avere un minimo d’insicurezza e inadeguatezza è protettivo e sano nei compiti e nelle relazioni per essere più attenti a non fare errori o a farli meno. Nel momento che non abbiamo affatto paura, ad es., nell’esecuzione di un compito, quello potrebbe essere il momento che corriamo più rischi.
- Differentemente: da coloro che hanno una bassa autostima, essendo più che altro orientati all’esterno, ossia all’autostima esperienziale per definire se stessi nell’autostima profonda; vi sono altri più che altro orientati all’interno di sé, alla propria autostima profonda in senso negativo e che tengono conto molto poco di ciò che succede all’esterno. Molti di questi nonostante lodi, ottimi risultati, situazioni vantaggiose e buone relazioni continuano a non sentirsi sicuri, degni e/o amabili. E’ come se facessero tesoro poco o per nulla della propria esperienza, della propria storia, se non per confermare quanto già credono nelle loro aspettative negative su se stessi e sul mondo.
- Alcune persone con personalità depressiva (vedi anche Depressione, Umore triste ed Eventi di Perdita), ad es., non si sentono quasi mai amabili, temono per questo un abbandono, anzi sono certe che prima o poi verranno abbandonate, e pertanto molto spesso abbandonano prima di essere abbandonate anche partner che amano e con cui vanno d’accordo; oppure temendo un possibile rifiuto non si espongono nemmeno e non hanno relazioni.
- In generale bisogna anche aggiungere che, a prescindere l'orientamento (rivolto più all'esterno che all'interno di sé e viceversa per confermare il proprio significato personale), più l’autostima profonda è bassa: più ciò che accade nella realtà esterna in termini di risultati è una variabile che non conta o conta molto poco nel cambiare la percezione di sé profonda negativa; più è grave lo stato di malessere personale; e più la propria vita affettiva, lavorativa e sociale in genere potrebbe essere compromessa.
- E' il caso, ad es, dell'anoressia, specie se severa e cronica. Nonostante gli altri, ad es., continuino a dire a queste donne con questo problema che non sono grasse e non sono brutte, ma tutt'altro, esse continuano a vedersi grasse (nonostante siano pelle e ossa) e per questo motivo brutte. Queste donne hanno sì un bisogno disperato di sentirsi adeguate all'esterno, ma tutto ciò che succede all'esterno non cambia la percezione di sé interna di profonda inadeguatezza.
- Sicuramente quando una persona ha problemi medi o gravi di autostima, non riesce a ben armonizzare la sua autostima profonda con quella esperienziale. E’ sempre fortemente sbilanciato in senso negativo verso l’una o verso l’altra. Questo potrebbe risalire all’infanzia, e/o in seguito ad un evento avverso e/o ad un periodo percepito critico (vedi Crisi Esistenziale e Crisi d'Identità e Depressione, Umore triste ed Eventi di Perdita nel sito).
- Avere una buona autostima vuol dire non essere affatto condizionati dagli eventi esterni, non avere mai periodi percepiti critici? No! Avere una buona autostima profonda significa che anche davanti agli insuccessi della vita o agli eventi sfavorevoli che flettono verso il basso l’autostima, sappiamo riprenderci abbastanza rapidamente, sappiamo non crollare, sappiamo quali sono i nostri punti di forza per far fronte alle difficoltà e su dove siamo invece più deboli e occorre rinforzarci. Sappiamo apprezzare le lodi ed esserne felici e utilizzare le critiche, se sono costruttive. Sappiamo anche ricordare i successi e non solo i fallimenti, sappiamo quindi tenere tesoro nel giusto modo delle nostre esperienze passate, usarle come modo di indicarci la giusta direzione da seguire nel presente e nel futuro.
- La parte della buona autostima profonda, che consiste nella capacità di adattamento e resistenza alle pressioni esterne, senza venirne danneggiati nel nostro nucleo più profondo o schiacciati, viene denominata Resilienza.
- In pratica, la resilienza, come qualità reattiva, altro non è che una forte dose di sicurezza personale dalla quale attingiamo il necessario e la forza per fronteggiare ogni situazione. Una persona abbastanza sicura, che si sente degna di amore, avrà sufficiente fiducia nelle proprie capacità di affrontare un rovescio della sorte.
- Chi ha una buona autostima e una buona resilienza non confonde il “non essere all’altezza” con il “non sentirsi all’altezza”. Quando si crede di non poter “essere all’altezza” non si tenta nemmeno, si parte sconfitti e convinti di non potercela fare, di non poter vincere, si evita pertanto di lottare o “perdere” tempo; oppure, pur applicandosi verso l’altro o la situazione, non si è ben in grado di riconoscere i buoni risultati prodotti.
- Le emozioni che si produranno davanti a una tale visione pessimista di sé, saranno sempre intense, pervasive (riguarderanno ossia l'intera persona e non le singole esperienze e le risposte date) e spiacevoli: paura di sbagliare, di fallire, vergogna e senso di colpa, rabbia verso se stessi e gli altri, tristezza e scoramento, ecc. Il risultato è che la propria autostima nelle proprie capacità crolla ancor di più.
- Quando non crediamo affatto nelle nostre possibilità, smettiamo di essere all’altezza, avremmo, sì, il potere di vincere, ma, non utilizzandolo, è come se esso fosse del tutto assente.
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“...le battaglie umane non arridono sempre
all’uomo più forte o veloce.
Prima o poi l’uomo vincente
Sarà quello che ritiene di poter vincere" - Napoleon Hill
- (C) Dott.ssa Marsia Bambace
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